12-14 novembre: il Werther di Massenet in streaming grazie al teatro Fraschini

Cari amici, vi segnaliamo questa splendida proposta del teatro Fraschini di Pavia: la possibilità di assistere online all’opera Werther, che era prevista in cartellone e che sarà visibile nelle date corrispondenti al calendario della Stagione, cioè dalle 20,30 del 12 novembre fino alle ore 24 di sabato 14 novembre.

La messa in scena è fruibile gratuitamente su www.operalombardialive.it

Nell’ambito della Stagione Opera 2020 il Circuito OperaLombardia – di cui la Fondazione Fraschini è parte – realizza per la prima volta lo streaming di una sua produzione d’opera. OperaLombardia vuole continuare a sostenere gli artisti e le maestranze dello spettacolo, oltre a mantenere forte e vivo il legame con il proprio pubblico anche attraverso i nuovi sistemi di comunicazione.

Werther, ispirato al romanzo “I dolori del giovane Werther” di Goethe, è tra le opere più amate di Jules Massenet.

WERTHER

Drame lyrique in quattro atti su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann, dal romanzo epistolare I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe

Musica di Jules Massenet

Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali di Milano

Orchestrazione di Petter Ekman

Prima rappresentazione: Vienna, Hofoperntheater, 16 febbraio 1892

Interpreti: Gillen Munguía, Alberto Comes, Karina Demurova. 

Direttore: Francesco Pasqualetti

Regia: Stefano Vizioli

Maestro del coro voci bianche: Lidia Basterretxea

Solisti: Francesco Beschi, Sara Cattaneo, Emanuele Gnecchi, Sofia Mancuso, Anita Mazzoli, Ludovica Roncoroni.

Coro voci bianche del Teatro Sociale di Como

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coproduzione Teatri di OperaLombardia: Teatro Sociale di Como, Teatro Grande di Brescia, Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Ponchielli di Cremona

e con Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.

Estratto dalle NOTE MUSICALI di Francesco Pasqualetti

(…) nel Werther di Massenet molto spesso accade che l’orchestra canta una melodia e che i cantanti in scena l’accompagnano, probabilmente mi prendereste per pazzo, ed io rischierei di essere frainteso. Eppure, ci crediate o no, Massenet in quest’opera utilizza esattamente questo schema. Ribalta ciò che per definizione è la scrittura d’opera e soprattutto, lo fa sempre nei punti più importanti. È come se l’orchestra dicesse o cantasse ciò che con la voce non è più permesso dire. Ciò che a voce non si può dire.

È una melodia che viene da dentro, da sotto, da un luogo nascosto come una buca d’orchestra, nascosto come nell’anima. Che sia, quella melodia, la voce dell’anima? Che sia la voce d’un’anima, che cerca la strada per essere, di nuovo, ascoltata? Ma sto correndo troppo. Una tale, macroscopica, inversione dei ruoli, necessita una qualche spiegazione in più. In primis una motivazione ovvia, strettamente stilistica.

Massenet finisce di comporre il Werther nel 1887, dopo anni di scuola di bel canto e di melodia spiegata, è comune a tutti i compositori del periodo cercare altre e nuove forme di scrittura musicale. Anche per la musica di Puccini si utilizza spesso il termine di “canto di conversazione”, ovvero una forma intermedia tra l’aria e il recitativo, in cui si canta parlando, in cui la melodia si forma e segue la parola.

(…) Ma Goethe scrive il suo Werther negli anni 70 del Settecento. Siamo nel pieno dello splendore del Regno di Luigi XVI e di Maria Antonietta. La rivoluzione è ancora lontana. Avete presente come andavano vestiti gli uomini di quell’epoca? Avete mai immaginato che un uomo vestito con abiti Luigi XVI possa pensare di suicidarsi, per amore? Massenet nelle sue lettere insiste più volte sulla necessità di avere abiti in stile Luigi XVI per il suo Werther. Già dalla sua prospettiva di uomo di fine Ottocento, l’abito, come immediata espressione di una cultura e di un modo di vivere, è un dettaglio significativo. Werther è forse il primo uomo a “spogliarsi” di quell’abito, è forse il primo “mito” di una nuova epoca. E l’epoca che apre è senza dubbio l’epoca che tutt’oggi, nonostante tutto, viviamo. Il vero protagonista della vicenda è citato nel libretto solo una volta. Non è Werther. Ha un nome ben preciso. Si chiama Destino.

Werther e Charlotte si amano. È chiaro a tutti fin dalla prima scena. Perché allora non possono amarsi? Non lo sanno neanche loro. Possono vedere solo che il Destino ha stabilito così, per loro. Nella nostra epoca contemporanea viviamo abbagliati dal mito positivista del “se vuoi, puoi” “se ci provi, avrai successo” col corollario che, se non hai successo è solo colpa tua, perché non ci hai provato abbastanza. Siamo tutti figli della nostra volontà di potenza. Questo pensiero ci stordisce e ci abbaglia. Se davvero vogliamo, possiamo tutto!

WERTHER, di Jules Massenet, online dal 12 al 14 novembre.

Il Cirro.